Passion Lives Here. Ricordo bene la frase commossa, che il
sindaco Chiamparino, con la voce rotta dall’emozione, pronunciò durante la
cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Torino 2006. Sono passati otto anni ed
i Giochi invernali sono approdati a Sochi, Russia. Famosa località balneare, sì
non ci sono errori. Balneare, costiera, sul
mare. Se per l’altrettanto costiera Vancouver nessuno ha mosso una critica,
su Sochi sono piovute polemiche dai media, ancora prima della cerimonia
inaugurale. Strana gente questi media,
pronti a coprire d’oro l’organizzatore se gli fa trovare un menù a scelta
tripla al ristorante, ma altrettanto capaci di seppellirlo nel letame se uno shuttle per portarli ad un evento
ritarda 5 minuti.
Ecco, a Sochi abbiamo assistito ad una sfida all’ultimo ashtag o all’ultima retwittata (quanto vi piacciono questi termini), ai limiti del
ridicolo, con le gare pronte a passare in secondo piano. Partite le
competizioni, non è andata così. Forse gli organizzatori italiani, oltre ad
un’Olimpiade indimenticabile, coniarono uno slogan che dovrebbe seguire i
Giochi invernali ogni quattro anni. Passion Lives Here, tutto il resto sono
solo parole.
Lo Sport torna subito protagonista, per fortuna qualcuno si
ricorda ancora delle gare. Passione, sacrificio, emozioni, le Olimpiadi sono
soprattutto questo. O almeno ci piace credere che siano ancora così, anche se per
i malpensanti il business manovra il tutto da dietro le quinte. Ma per quelle
due settimane è bello mettere tutto da parte. Location infelici, clima
inadeguato, popolazione poco accogliente. Chi se ne frega. Passion Live Here,
ovunque siano i Giochi. Nel mondo attuale le distanze non esistono più, le
competenze si possono comprare, ce lo hanno insegnato Qatar e Bahrein con il
Motorsport, lo ha confermando Sochi con le Olimpiadi Invernali. Battipista e
tracciatori provenienti dalle Alpi, impianti costruiti dal top delle aziende
europee. I Giochi, o forse sarebbe meglio dire il business, hanno abbattuto
tutte le frontiere. Quindi non preoccupiamoci per le prossime Olimpiadi made in
Korea. Quello che appare in tv e che arriva al pubblico, difficilmente sarà un
fallimento, come successo a Sochi. Dimentichiamoci i tempi del romanticismo, le
Olimpiadi sono un’industria in cui ogni piccolo meccanismo deve funzionare alla
perfezione, per fare arrivare allo spettatore un prodotto perfetto. Anche se ci
piace pensare che quel Passion Lives Here di Torino fosse dannatamente sincero.
Sperando di rivedere nel 2022 la stessa emozione e lo stesso orgoglio dei torinesi
negli occhi del popolo ospitante, qualunque esso sia.
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