giovedì 27 febbraio 2014

Passion Lives Here

Passion Lives Here. Ricordo bene la frase commossa, che il sindaco Chiamparino, con la voce rotta dall’emozione, pronunciò durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Torino 2006. Sono passati otto anni ed i Giochi invernali sono approdati a Sochi, Russia. Famosa località balneare, sì non ci sono errori. Balneare, costiera, sul mare. Se per l’altrettanto costiera Vancouver nessuno ha mosso una critica, su Sochi sono piovute polemiche dai media, ancora prima della cerimonia inaugurale. Strana gente  questi media, pronti a coprire d’oro l’organizzatore se gli fa trovare un menù a scelta tripla al ristorante, ma altrettanto capaci di seppellirlo nel letame se uno shuttle per portarli ad un evento ritarda 5 minuti.
Ecco, a Sochi abbiamo assistito ad una sfida all’ultimo ashtag o all’ultima retwittata (quanto vi piacciono questi termini), ai limiti del ridicolo, con le gare pronte a passare in secondo piano. Partite le competizioni, non è andata così. Forse gli organizzatori italiani, oltre ad un’Olimpiade indimenticabile, coniarono uno slogan che dovrebbe seguire i Giochi invernali ogni quattro anni. Passion Lives Here, tutto il resto sono solo parole.

Lo Sport torna subito protagonista, per fortuna qualcuno si ricorda ancora delle gare. Passione, sacrificio, emozioni, le Olimpiadi sono soprattutto questo. O almeno ci piace credere che siano ancora così, anche se per i malpensanti il business manovra il tutto da dietro le quinte. Ma per quelle due settimane è bello mettere tutto da parte. Location infelici, clima inadeguato, popolazione poco accogliente. Chi se ne frega. Passion Live Here, ovunque siano i Giochi. Nel mondo attuale le distanze non esistono più, le competenze si possono comprare, ce lo hanno insegnato Qatar e Bahrein con il Motorsport, lo ha confermando Sochi con le Olimpiadi Invernali. Battipista e tracciatori provenienti dalle Alpi, impianti costruiti dal top delle aziende europee. I Giochi, o forse sarebbe meglio dire il business, hanno abbattuto tutte le frontiere. Quindi non preoccupiamoci per le prossime Olimpiadi made in Korea. Quello che appare in tv e che arriva al pubblico, difficilmente sarà un fallimento, come successo a Sochi. Dimentichiamoci i tempi del romanticismo, le Olimpiadi sono un’industria in cui ogni piccolo meccanismo deve funzionare alla perfezione, per fare arrivare allo spettatore un prodotto perfetto. Anche se ci piace pensare che quel Passion Lives Here di Torino fosse dannatamente sincero. Sperando di rivedere nel 2022 la stessa emozione e lo stesso orgoglio dei torinesi negli occhi del popolo ospitante, qualunque esso sia. 


Nessun commento:

Posta un commento